Gli anni ribelli

Gli “anni ribelli” costituiscono il periodo storico del Novecento che probabilmente di più ha influenzato ciò che oggi siamo.
Nel 1967 veniva pubblicato in Messico “Cent’anni di solitudine”, il celeberrimo romanzo di Garcia Marquez, richiamato nel sottotitolo della manifestazione. Idealmente, con esso si chiudeva il secolo magico di Macondo e si apriva il decennio più lungo dell’epoca recente. In quelli anni, il “secolo breve” parve indugiare su se stesso ed avvitarsi in una gora in cui le innovazioni ebbero uno straordinario impatto sull’immaginario collettivo, all’incrocio di molte speranze e di molte tempeste. Il tempo, che sembrava correre incontro all’abbraccio con il nuovo Millennio, sembrò inibirsi di fronte alla rivelazione di dimensioni fino ad allora ignote. Non furono solo anni di piombo, come ha sostenuto Giovanni Moro nel suo saggio “Anni Settanta”, recentemente pubblicato da Einaudi. E’ per questo che quella stagione merita di essere indagata e richiamata alla memoria.
I mutamenti del costume e della “mentalità” che si sono prodotti in quel breve lasso di tempo, possono a ragione considerarsi epocali.
L'affermarsi di un protagonismo giovanile che interessò e attraversò campi disparati: dai comportamenti agli stili di vita, alla musica, dalla mobilità territoriale alla politica; la radicalità dei comportamenti e degli slogan; la diffusione del movimento beat in alcuni dei maggiori centri urbani, i comportamenti definiti “anomali” (capelli lunghi, abbigliamento trasandato, fughe da casa); la diffusione del movimento pacifista e antimilitarista; le “prove di rivolta” nelle scuole; le occupazioni di facoltà universitarie: tutti espressione di un mondo che radicalmente evolveva.
E' stato opportunamente osservato che “lo studio degli anni Sessanta, intesi nella complessità di esperienze e simboli, spesso tra loro contraddittorie e divergenti, vissute e fatti propri dai ragazzi e dalle ragazze italiani cresciuti in quegli anni, ha posto gli storici che li hanno presi in esame, di fronte alla necessità di fare ricorso ad un approccio multidisciplinare, in grado di dare conto delle diversità degli spunti compresenti nell'universo giovanile: dai modelli mediati attraverso la televisione e i primi spot pubblicitari, a quelli veicolati dal cinema, dalle inchieste giornalistiche sui grandi quotidiani e settimanali nazionali, alla sempre crescente attenzione prestata ai gusti giovanili dalla radio. Documenti in precedenza scarsamente utilizzati dagli studiosi, hanno accresciuto il loro peso relativo all'interno dell'insieme delle fonti prese in esame. Tra queste le canzoni e le immagini”.